In materia di contratti di locazione ad uso abitativo la legge sull’equo canone stabilisce che si possa risolvere il contratto nel caso in cui :

• il canone non sia pagato decorsi venti giorni dalla scadenza prevista

• non vengano pagati gli oneri accessori quando l’importo non pagato superi quello di due mensilità del canone

Per queste motivazioni è possibile richiedere la procedura di sfratto per morosità

È possibile, per il conduttore, sanare la morosità in udienza, per un numero massimo di tre volte in quattro anni, pagando tutti i canoni e gli oneri insoluti, oltre interessi e spese legali. Questi termini possono essere prorogati nei casi di comprovate difficoltà economiche del conduttore.

In una recente ordinanza, la n. 14240/20, la Suprema Corte ha richiamato il concetto di “tolleranza” del proprietario riguardo al protrarsi del ritardo da parte del conduttore nel pagamento dei canoni; il caso esaminato dalla Corte riguardava un contratto di locazione ad uso commerciale, nel quale il ritardo era dovuto alle difficoltà di guadagno dell’attività, un ristorante, dovute alla crisi economica.

Il principio, che si può estendere a tutti i tipi di locazione, è : “il locatore tollera la ricezione del canone oltre il termine stabilito, il che rende inoperante la clausola risolutiva espressa prevista in un contratto di locazione.

La clausola di risoluzione riprende efficacia se il creditore, che non intende rinunciare ad avvalersene, provveda, con una nuova manifestazione di volontà, a richiamare il debitore al pagamento del dovuto, adempimento degli obblighi”.

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